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lunedì 7 marzo 2011

Silvio Berlusconi, visto dai filosofi


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Cinque professori dell’Università di Verona hanno dedicato al berlusconismo un saggio filosofico, “Filosofia di Berlusconi (l’essere e il nulla nell’Italia del Cavaliere)” appunto, una raccolta di testi interpretativi del Silvio-pensiero. Ma non hanno potuto presentare il libro in ateneo per le proteste degli studenti pidiellini.
L’opera prende l’abbrivio dagli scandali sessuali della prima ora, D’Addario e Noemi in primis, con citazioni di Kant e Sant’Agostino. Gli autori precisano, però, che non si tratta di un instant-book, bensì di un “libro universitario che può essere adottato nei corsi, anche se al momento noi non abbiamo intenzione di farlo“.
Qualcosa di più si evince dall’intervista realizzata da Paolo Hutter sul Fatto Quotidiano. Ad esempio, che Berlusconi non s’ispira coscientemente a nessun pensatore precedente, “ha solo fatto finta di curare un’edizione di Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, firmando la prefazione e regalando le copie ai dipendenti Fininvest”. In rete si può recuperare la famigerata prefazione.
A farmi conoscere l’Elogio della follia fu, ai tempi dell’Università, un amico molto caro.
Avevamo avuto una discussione piuttosto accesa, in cui a più riprese mi ero sentito dare del visionario, non ricordo più per quale motivo.
L’indomani mi vidi recapitare una copia del capolavoro di Erasmo in un’edizione Einaudi, con una singolare dedica:
‘Vedrai che ti ci ritrovi’.
Cominciai perciò a leggere.
Subito mi catturò l’ammirabile dedica a Tommaso Moro, che già conoscevo per l’Utopia: non riuscii a staccarmi dalla lettura se non dopo aver terminato l’ultima riga della splendida, autoironica conclusione.
Al di là dello stile sempre scintillante, sorretto da una straordinaria intelligenza e da una sconfinata, sapida erudizione, al di là del riuscitissimo gioco degli specchi tra apparenza e realtà, ragione e assurdo, saggezza e follia, ad affascinarmi nell’opera di Erasmo fu in particolare la tesi centrale della pazzia come forza vitale creatrice:
l’innovatore è tanto più originale
quanto più la sua ispirazione scaturisce dalle profondità dell’irrazionale.
L’intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda.
È solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata e persino propugnata da chi prima l’avversava.
La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria ‘pazzia’.
Tutti noi abbiamo certo riscontrato più volte la profonda verità di questa tesi.
E nella mia vita di imprenditore sono stati proprio i progetti a cui più istintivamente mi sono appassionato contro l’opinione di tanti, anche amici cari, i progetti per i quali ho voluto dar retta al cuore più che alla fredda ragione, quelli che hanno poi avuto i maggiori e più decisivi successi.
Ma l’Elogio della follia è uno dei pochi libri che da quella lontana prima volta tengo a portata di mano, offre tante altre chiavi di lettura, come ogni vero capolavoro.
In questi ultimi tempi sono portato ad ammirare l’eccezionale ricchezza dell’arte della comunicazione che vi è dispiegata.
Come l’uso istintivo, magistrale, della battuta arguta, del motto di spirito, dell’immagine incisiva, del tono apparentemente lieve e scherzoso per affermare verità anche amare e sostenere coraggiose posizioni morali.
Un libro dunque che trascende ogni tempo, da rileggersi anche oggi e non solo per divertimento ma anche per apprendimento dall’uomo di studio e soprattutto dall’uomo di azione.
Silvio Berlusconi
Passaggi chiave del libro dei docenti scaligeri sono:
- il berlusconismo come esito del nichilismo compiuto;
- il concetto di “osceno“;
- le ragioni, più politiche che filosofiche, per cui la Chiesa ha sostenuto per anni Berlusconi (e continua a farlo);
- l’imperativo di godimento;
- la catastrofe della virilità e la catastrofe della democrazia, perché “il problema è che questi scandali sessuali sono la cifra di un potere tirannico e corrotto che si ritiene al di sopra dell’etica e del diritto. Nel berlusconismo, il leader stabilisce con il suo pubblico un doppio legame. Da un lato difende la coppia tradizionale, partecipando al family day, e perseguita le prostitute di strada col decreto sicurezza. Dall’altro seduce il suo pubblico mostrandosi al di sopra delle convenzioni, incarnando un sogno segreto di trasgressione”.

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Le opinioni non possono sopravvivere se uno non ha occasione di combattere per esse.
Thoma Mann, La montagna incantata, 1924

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